Chiedetemi dove sarò oggi

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Lunedì in aula a Montecitorio si è tenuta la discussione relativa alla ratifica della Convenzione di Istanbul, che vincola gli Stati aderenti ad approvare norme per prevenire e reprimere la violenza sulle donne di fronte ad un’aula semi deserta. La Stampa riporta la notizia elencando i deputati  cuneesi che erano presenti … e io? “Non è stato possibile raggiungere al telefono Fabiana Dadone di M5S, per chiederle se c’era”. Davvero?!?!

Premesso che raramente mi permetto di controbattere direttamente a ciò che i giornalisti dicono della mia persona, se non sui Social Network, compreso Panorama che si è permesso di insinuare che probabilmente non restituirò la diaria visto che prima non avevo reddito, ma questo proprio non lo accetto!

Io partecipo ad ogni discussione che si tiene in Aula, salvo contemporaneo impegno in Commissione Affari Costituzionali, perché è il mio dovere, e se capita che io non risponda al telefono (perché può capitare) è proprio perché sto lavorando. Il fatto che si possa anche solo aver insinuato a mezzo stampa che io potessi non essere presente alla discussione, suscita nel lettore un dubbio legittimo sul mio interesse in difesa delle donne vittime di violenza. Proprio io che da 2 anni, volontariamente, mi occupo di vittime di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale; io che venerdì scorso, dopo essere arrivata alle 21.00 da Roma, alle 23.00 ero già nelle strade cuneesi tra le mie ragazze, e che, pur essendo rientrata alle 3.00 del mattino, alle 8.00 ero in partenza per il treno Cuneo – Breil per manifestare in difesa delle ferrovie locali.

Io che nelle notti del penultimo giorno di ogni settimana, invece di uscire con gli amici, ho ascoltato il dolore di ragazzine costrette a vendere corpo e dignità per riscattare la propria libertà, io che ho visto i segni delle torture loro, sui loro corpi (che le accompagneranno per il resto della loro vita … un dono per tenere sempre vivo il ricordo di quella disumana esperienza), io che ho accarezzato le loro ferite e che con loro ho cantato per interrompere l’alienante rumore delle auto che le frecciano a lato e che, nel lungo e rigido inverno, ho preparato bevande calde per riscaldare i loro corpi mezzi nudi tremanti. Io che con alcune di loro ho anche riso, ho avuto il piacere di vederle ritornare bambine libere e spensierate, ho provato l’orgoglio di vederle studiare con buoni risultati e iniziare a camminare con le proprie gambe.

Mai nessuno ha provato a telefonarmi per vedere se c’ero a lottare per i diritti delle donne nel mondo reale, quello che passa nell’ombra, quello inascoltato dalle masse, quello che non fa titoloni sui giornali.

Oggi sarò presente a Rimini con le mie ragazze, provate a telefonarmi, chiedetemi: perché?

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