CREDITO AL PAESE REALE, STOP AGLI SPECULATORI

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Difendiamo il risparmio, ridiamo sovranità economica ai cittadini

In questa prima legislatura abbiamo tracciato le linee guida di una politica del credito che dia fiducia ai risparmiatori e riporti il settore finanziario alla sua mission di stampo fondamentalmente pubblico: rilanciare l’economia reale, aiutare le imprese che rischiano con coraggio sul mercato, sostenere il sistema Paese e il suo bisogno di innovazione, un’innovazione che a sua volta genera produttività. Questa rivoluzione, in cui vengono tagliate le unghie alla speculazione selvaggia e si separano banche d’affari da banche commerciali, ha anche bisogno di una vigilanza veramente indipendente e autorevole nonché di una piattaforma per i pagamenti pubblica, sicura e condivisa.

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Via le mani dei soliti furbi dal risparmio degli italiani

Ogni italiano deve sapere cosa una banca fa dei suoi soldi. Chi specula sull’economia “di carta” non può e non deve operare con i risparmi di cittadini e imprese. Dunque, c’è il grande tema della separazione tra merchant bank e istituti commerciali, questione di cui si torna a dibattere anche negli Usa. Naturalmente la crisi del sistema bancario si supera anche se riparte l’economia: ecco perché l’Italia ha bisogno di dotarsi di una grande istituzione finanziaria, in mano allo Stato, che rilanci l’innovazione in settori davvero produttivi, sostenga il tessuto imprenditoriale e risani pezzi del sistema bancario in crisi. Si ridà fiducia al settore del credito rivoluzionando al tempo stesso la vigilanza bancaria e finanziaria che troppo spesso ha chiuso non uno, ma due occhi di fronte ai crimini di tanti banchieri spregiudicati. Questi ultimi, complice la politica locale e nazionale, hanno usato gli istituti per tenere in piedi sistemi di potere perverso e per aiutare “prenditori” che in un Paese normale non avrebbero ricevuto un euro allo sportello. Ovviamente vanno eliminati gli abusi delle banche nei confronti dei cittadini, a partire da fenomeni come l’usura bancaria e l’anatocismo, ma nell’era in cui prendono piede i pagamenti digitali, serve anche una infrastruttura pubblica che garantisca privacy, rapidità e gratuità del servizio.

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