DECRETO BANCHE VENETE

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Quando parliamo delle banche Venete ci riferiamo alla Banca Popolare di Vicenza e a Veneto Banca. Queste banche a causa di gestioni scellerate da parte dei Consigli di Amministrazione ( ad esempio, ingenti crediti concessi ad amici e mai ripagati nonché sottovalutazione dei rischi d’impresa, investimenti sbagliati etcc ) hanno dilapidato tutto il loro capitale sociale costituito da azioni detenute dai cittadini correntisti delle banche stesse.

Questi azionisti hanno perso praticamente tutto il loro investimento e ben difficilmente avranno la possibilità di recuperarlo: anni e anni di sacrifici e di risparmi bruciati in pochi mesi.

Il 23 giugno la Banca centrale europea, che negli ultimi mesi ha sempre sostenuto che le due banche venete erano meritevoli di una “ricapitalizzazione precauzionale” – cioè di una misura in deroga alla normativa sulle risoluzioni che presuppone appunto che gli istituti che ne beneficiano siano fondamentalmente “sani, ha dichiarato che la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono “in fallimento o in probabile fallimento”.

Due giorni piu’ tardi il Governo ha emanato un decreto che crea la cornice normativa per la «liquidazione ordinata» (liquidazione coatta amministrativa) di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, con il conseguente passaggio della parte sana delle due banche venete a IntesaSanpaolo.

In altri termini ( come era già successo in passato per Alitalia) viene creata una bad bank in cui confluiscono tutti i debiti e crediti deteriorati delle due banche e una good bank ripulita da tutte le passività che viene praticamente regalata ad una banca privata italiana.

Il decreto infatti dispone:

Intesa San Paolo compra al prezzo simbolico di un euro la good bank;

Intesa San Paolo riceve dal Ministero del Tesoro ( cioè da noi cittadini) 5,2 miliardi per accollarsi la bad bank: 4,8 per non compromettere i coefficienti patrimoniali e oneri di ristrutturazione ( cioè migliaia di esuberi) e 400 milioni per crediti non sicuri al 100%

Lo Stato si impegna inoltre a versare fino ad un massimo di 12 miliardi di euro ad Intesa San Paolo qualora si scoprissero, come è molto probabile, altri crediti deteriorati delle due banche venete.

Facendo due semplici conti risulta che l’operazione di salvataggio potrà costare a noi cittadini circa 17 miliardi di euro cioè quanto una manovra finanziaria o quanto costa il reddito di cittadinanza proposto dal MoVimento 5 Stelle.

Chi guadagna da questa operazione? Intesa San Paolo. Chi ci rimette da questa operazione? I cittadini italiani.

E la Lega dov’è finita nel frattempo???

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