MAFIA: CON NUOVO PIL LA COMMISSIONE ANTIMAFIA NON SERVE PIU’

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Con l’inclusione del prodotto delle economie illegali per calcolare il Pil e quindi le performance del paese c’è da chiedersi a che serve in Parlamento avere una Commissione Antimafia.

Da qualche giorno l’Istat ha adeguato il calcolo del Pil sulla base dei nuovi standard europei e internazionali che prevedono, tra le altre cose, l’inclusione dei proventi delle cosiddette economie illegali. In particolare traffico e produzione di stupefacenti, prostituzione, contrabbando di alcool e sigarette.

In attesa del 22 settembre, data in cui sapremo di quanto il nostro Pil cresce nel 2013 grazie alla criminalità organizzata, mi chiedo, e così dovrebbero fare i miei colleghi a partire dalla presidente Bindi, a cosa serve una commissione che, secondo la legge istitutiva (n. 87/2013) tra i suoi compiti avrebbe quello di verificare «l’impatto negativo, sotto i profili economico e sociale, delle attività delle associazioni mafiose o similari sul sistema produttivo».

Con il Sec 2010, il nuovo sistema europeo dei conti, infatti, la ragione d’essere di tali compiti della Commissione Antimafia viene meno, poiché di fatto sulla carta non esisterà alcun impatto negativo delle attività mafiose sul sistema produttivo, anzi sarà vero il contrario, ci aiuteranno addirittura a far calare il rapporto debito/Pil, con buona pace di quanti hanno lottato e ancora lottano contro clan, cosche, ‘ndrine e cupole.

A questo punto, sciogliamo la Commissione Antimafia e al massimo sostituiamola con una che vigili sulle infiltrazioni mafiose in politica e appalti, che al momento sembrano essere le uniche attività mafiose ancora ritenute controproducenti per il Paese sul piano dell’efficienza economco-finanziaria.

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