Saltano altre tre poltrone sul percorso delle riforme costituzionali.
Stavolta è toccato a Corradino Mineo (Pd), Vannino Chiti (autore del ddl che chiede l’elezione diretta del Senato in aperta opposizione rispetto al disegno di legge del presidente del Consiglio – Pd) e Luciano Pizzetti (Pd), rimossi dalla propria commissione perché critici nei confronti della trasformazione del Senato in camera delle autonomie non elettiva.
Con questo colpo di mano Renzi si è assicurato i 15 voti del Pd in commissione affari costituzionali e ha blindato il provvedimento.
Vedere un partito che si definisce democratico togliere di mezzo i propri parlamentari, colpevoli soltanto di avere una divergenza di opinione col proprio Governo, è davvero assurdo e assai poco democratico.
Occorre ricordare a Renzi che il Parlamento non è mero ratificatore dei disegni di legge del Governo ma è il reale titolare della funzione legislativa e che quest’ultima solo in via eccezionale spetta al Governo. Qualora legiferi il Governo resta sempre ferma la facoltà del Parlamento di discutere, apportare modifiche o respingere del tutto il provvedimento.
Questa è dittatura moderata, non è democrazia.
Questa strada verso le riforme è la più sbagliata!