18 marzo: Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19

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Oltre 103.000 vittime, 103.000 persone portate via da una pandemia che a distanza di un anno ci vede ancora impegnati nel contenimento del suo contagio. La colonna dei camion militari a Bergamo è diventata la foto immagine del dolore di una intera nazione. Un dolore che non potremo mai dimenticare.

Oggi ho ripercorso alcuni momenti dell’anno passato. I momenti della chiusura dei primi 11 comuni focolai, il blocco di una nazione intera per rallentare il propagarsi di un virus di cui poco ancora si sapeva, il silenzio che in quei giorni accompagnava il cielo sopra le nostre città, il dolore delle morti quotidiane, le mascherine insufficienti, i ventilatori polmonari insufficienti… E quei medici ed infermieri che col loro indescrivibile coraggio hanno retto il colpo d’urto di un nemico spaventoso.

Quelle vittime pesano sulle nostre spalle. Con loro una parte di noi se ne è andata per sempre.

Abbiamo lavorato senza risparmiarci nulla, non abbiamo venduto ricette o soluzioni superficiali. Mai. Dopo un anno siamo ancora qui, cambia il governo ma non il timore verso la realtà che stiamo vivendo. Se ne esce con l’impegno quotidiano. C’è in gioco il lavoro, le speranze, la psiche, i sogni di milioni di persone oltre che la loro salute. L’amarezza non se ne andrà mai perché nonostante l’incessante fatica non è andato tutto bene, anzi.

Il ricordo però ci serve per andare oltre, per non minimizzare il passato, per rendere onore agli italiani che non sono più tra noi. Non dimentichiamo nemmeno i volontari, i professionisti, le famiglie, le aziende, i giovani, gli anziani, chi ha contribuito nei suoi limiti ad arginare questo male. E ripartiamo al più presto, nel cuore e nella testa, perché il domani è in mano nostra.

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