Aldo Moro e l’ennesima presa in giro

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Nel calendario dei lavori di Commissione di questa settimana con grande sorpresa ho ritrovato la proposta di Istituzione della Commissione d’Inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Uso il verbo “ritrovare” perché è già passata dalla commissione affari costituzionali la costituzione di tale commissione ma si trattava di una monocamerale che, dopo le fortissime critiche procedurali da noi avanzate (essendo in corso d’esame al senato la bicamerale), arrivò fino all’aula e poi sparì nel nulla prima di esser ivi discussa.

Di fronte all’idea di costituire una commissione d’inchiesta politica con la funzione di indagare sulle motivazioni, evidentemente politiche, del rapimento e della morte di Aldo Moro provo un vortice di sensazioni, tutte dall’inevitabile sapore amaro.

A 35 anni dall’uccisione del presidente della DC, dopo due commissioni d’inchiesta che nessun risultato raggiunsero, si ripropone il tutto. Il problema resta il fatto che a costituire la bicamerale d’inchiesta sarebbero i partiti figli dei partiti dell’epoca, per cui fatico ad immaginare esiti diversi dai precedenti.

I 55 giorni della prigionia di Aldo Moro sono avvolti da un fitto mistero ma un’idea su ciò che sia successo tutti se la sono fatta, compresa io che all’epoca neppure ero nata.

Ai deputati del partito unico suggerisco di leggere i numerosi libri scritti su questa annosa vicenda, le relazioni (soprattutto quelle di minoranza) delle precedenti commissioni d’inchiesta e le lettere dalla prigionia dello stesso Moro.

Risparmiamo l’ennesima presa in giro per la famiglia Moro e soprattutto per la memoria di Aldo Moro.

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