ALLUVIONE 1994: A 20 ANNI DALLA TRAGEDIA

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Il 5 e 6 novembre 1994 un’alluvione colpì il Piemonte e in particolare le aree del cuneese, dell’astigiano, dell’alessandrino e del torinese.

Esondarono i due fiumi più lunghi della regione: il Po e il Tanaro, oltre ad una serie di affluenti di quest’ultimo.
L’alluvione e le inondazioni che ne seguirono, coprendo anche fino al 50% delle aree urbane che si trovavano lungo i corsi dei fiumi, provocarono 70 vittime e oltre 2.200 sfollati.

Nella sola Granda furono 29 le vittime, di cui 3 nel piccolo comune di Canelli. Città come Ceva, Alessandria, Asti e Alba risultarono le più colpite.
L’ultimo corpo, quello di Emiliano Rossano, fu rinvenuto 4 mesi dopo: il 26 marzo 1995. Tra le vittime del 1994 anche un bambino di appena 5 anni, Riccardo Sobrino.

A venti anni dalle tragiche giornate del novembre ’94 ci si chiede cosa sia cambiato. Questa domanda però, rischia di giungere beffarda e oltraggiosa nei confronti delle vittime e dei loro cari e di una intera comunità che si è stretta al dolore, reagendo con grande coraggio e forza d’animo, alla luce di quanto sta accadendo da circa un mese. È appena di un paio di giorni fa l’ultima allerta meteo che ha indotto i sindaci a chiudere le scuole.

Oggi si ricordano le vittime e l’impegno dei sopravvissuti del 1994 ma se vogliamo che le commemorazioni, che si stanno svolgendo nell’intera provincia, abbiano un senso non solo mnemonico ma anche e soprattutto prospettico allora dobbiamo comprendere le ragioni di quel disastro e dobbiamo ricordare che dal ’94 a oggi sono state numerose le situazioni critiche e di pericolo che la nostra comunità ha corso e sta ancora correndo. Basti pensare, ad esempio, alle alluvioni e ai disastri del giugno e dell’ottobre 200, a quelli del luglio del 2002 e del maggio 2008. Anche allora la Granda risultò la provincia più colpita per estensione geografica dei danni subiti.

Le forti precipitazioni non possono essere fermate, ovviamente, ma il dissesto idrogeologico può essere affrontato, risolto e prevenuto e con esso anche le tragedie.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato già lo scorso anno una proposta di legge per escludere dal patto di stabilità dei comuni le spese per la messa in sicurezza, la manutenzione, il consolidamento e rimboschimento delle aree esposte a calamità naturali.

Nella medesima proposta sono esclusi dal patto di stabilità anche gli interventi strutturali contro la vulnerabilità degli edifici pubblici, per ridurre il rischio sismico, idraulico e idrogeologico.

Purtroppo, forse perché scomoda o forse perché proposta da noi, la proposta di legge è stata assegnata all’esame della Commissione Bilancio della Camera lo scorso mese di marzo, un anno dopo la sua presentazione, e da allora il Governo non ha ancora provveduto alla stesura della Relazione tecnica così come richiesto nel marzo 2014. La raccomandazione della Commissione fu che la Relazione del Governo giungesse entro il 15 marzo, al 6 maggio in una nuova seduta il Governo fu sollecitato ma siamo al novembre 2014 e ancora nessuna risposta. Intanto però, qui ricordiamo le vittime e gli eroi del 1994, nel resto del Paese si farà lo stesso per Genova, Carrara, per i comuni emiliani e per quelli calabresi, per il Gargano.

I morti e gli eroi sono la faccia della stessa medaglia, a loro va il ricordo, l’onore, il ringraziamento.

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