La Foresta amazzonica è il polmone del Mondo.
Un patrimonio di tutta l’umanità. Recenti ricerche hanno definitivamente provato che le foreste assorbono più anidride carbonica di quella che producono e quindi sono fondamentali per combattere i cambiamenti climatici ( https://www.focus.it/scienza/scienze/le-foreste-assorbono-più-anidride-carbonica-di-quella-che-producono). Inoltre la Foresta Amazzonica, la cui superficie ricade per il 40% sotto il Brasile, rappresenta l’ecosistema più ricco di biodiversità del nostro Pianeta. Ospita circa 60.000 specie di piante, 1.000 specie di uccelli e oltre 300 specie di mammiferi, oltre a comunità native millenarie che vivono in simbiosi completa con la natura.
Toccare l’Amazzonia, come ogni altra grande foresta del mondo, è toccare il già delicato equilibrio del Pianeta
e compromettere il futuro dell’uomo sulla Terra. Questo patrimonio,
costruito in milioni di anni, è tornato a rischio a causa della
deforestazione, che è ripresa a ritmi vertiginosi con l’entrata in
carica del nuovo presidente del Brasile Jair Bolsonaro.
Secondo l’Istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE), tra il primo
gennaio 2019, data dell’entrata in carica di Bolsonaro, e il 24 luglio
di quest’anno, sono stati distrutti 4.200 chilometri quadrati di
foresta. La superficie di foresta, distrutta per sempre in sette mesi, è
pari circa alla estensione del Molise (4.460 mq).
Si tratta di un ritmo di disboscamento superiore del 50% rispetto ai
primi sette mesi del 2018 ed oltre il doppio dell’area deforestata nello
stesso periodo del 2017.
Da tempo la superficie della foresta amazzonica non diminuiva a un
ritmo così frenetico come è avvenuto da quando Bolsonaro è diventato
presidente del Brasile. Lui ha parlato di fake news, ma è stato
clamorosamente smentito dai dati ufficiali (http://www.meteoweb.eu/2019/07/deforestazione-brasile-amazzonia-bolsonaro/1292216/ )
La ripresa massiccia della deforestazione è diretta
conseguenza delle scelte politiche del nuovo presidente, fortemente
sostenuto dalle lobby dell’agroindustria di massa e di quelle
dell’estrazione mineraria. Si è deciso di affidare le riserve indigene,
che prime venivano gestite dalle popolazioni autoctone, al ministero
dell’Agricoltura il cui interesse principale è far posto a coltivazioni
intensive come quelle della soia. Una scelta, questa, che mette tra
l’altro a repentaglio la vita e gli equilibri di tantissime comunità
indigene.
In Brasile c’è una legge che vieta ai proprietari terrieri di disboscare
più di un quinto dei loro possedimenti. Ma da quando è in carica
Bolsonaro le operazioni di controllo del governo, per far rispettare la
legge, sono diminuite del 70%. A questo si è aggiunge il fenomeno
dell’estrazione illegale d’ oro con utilizzo di mercurio, che ha effetti
letali sulle piante e avvelena i fiumi. (https://www.greenpeace.org/italy/storia/5903/amazzonia-deforestazione-violenza-popoli-indigeni/ )
Il Brasile ha ingranato la retromarcia nella tutela di questa
fondamentale riserva di ossigeno e biodiversità e questo non può non
destare preoccupazione.
Dal 2004 al 2018 finalmente si era riusciti a ridurre del 72% la
deforestazione. Ora questa corsa distruttiva mette nuovamente a
repentaglio l’ecosistema e i già compromessi equilibri del Pianeta. Come
ha fatto notare Mark Maslin, dell’University College London,
“andare avanti con la deforestazione dell’Amazzonia significa rendere
ancora più difficile la riduzione di emissioni di CO2 e e la lotta al
cambiamento climatico”.
Lanciamo un appello a Jair Bolsonaro e chiediamo anche
ai cittadini del Brasile di unirsi a noi nel pretendere che il loro
presidente metta fine a questo scempio. Violentare ulteriormente
l’Amazzonia significa violentare il Pianeta, mettendo a repentaglio le
vite di tutti noi, quelle dei popoli nativi e delle specie animali e
vegetali che vivono nella Foresta amazzonica.
Si deve attivare la comunità internazionale e deve attivarsi ciascuno di
noi, perché l’Amazzonia è patrimonio di tutta l’umanità e perché sarà
tutta l’umanità a subire gravi conseguenze dalla sua distruzione.
Chiediamo con forza al presidente del Brasile, che per conto del suo popolo e dell’umanità custodisce questo serbatoio di vita e futuro, di fermarne la distruzione!