Davide Casaleggio: in prima linea per la cittadinanza digitale

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L’intervista di Davide Casaleggio al Corriere della Sera

Dal palco lei ha parlato di cambiamento. Come è cambiato il Movimento in questi anni?
«Si è evoluto, ha attratto molte più persone. Ora abbiamo più livelli: dagli attivisti ai ministri. Sono tutte persone che si sono messe in gioco direttamente, per la maggior parte candidandosi direttamente su Rousseau».

Ma è cambiato anche il sentiment ora che è entrato nelle istituzioni?
«Il cuore è rimasto lo stesso, il Movimento è inclusivo come prima ma si è ampliato. Vuole attrarre competenze, persone, nuove idee. E anche nuovi strumenti. Oggi proponiamo leggi via web attraverso la piattaforma Rousseau e 22 volte sono finite in parlamento».

Prima conquistare Roma, poi andare al governo: quale è il prossimo obiettivo?
«Stiamo portando avanti il progetto della cittadinanza digitale per esplorare i nuovi diritti che stanno emergendo e costruire gli strumenti che servono per utilizzare questi diritti. I diritti non esistono da sempre o per sempre ma esistono all’interno di una comunità che li richiede. Oggi è importante richiedere nuovi diritti come scegliere i propri candidati o proporre le leggi che vengono discusse dai nostri parlamentari. Il prossimo passo sarà aumentare la consapevolezza delle persone non solo in Italia, ma anche di chi in altri Stati vuole partecipare. E con la nostra Open Academy non guardiamo solo all’Italia».

E con chi state collaborando?

«Abbiamo contatti con diverse realtà dal Brasile, alla Finlandia, dall’Estonia, agli Stati Uniti. Tutte realtà che stanno portando avanti strumenti già utilizzabili come la raccolta firme con blockchain in Brasile».

Ora che siete al governo punta a un ritorno alle origini, a ricementare il rapporto con la base?
«Penso che sia già ben cementato, va espanso, ampliato il più possibile. E tutti siamo impegnati per questo».

Per questo lei è sempre più in prima linea?
«Io continuo come sempre a promuovere gli strumenti di partecipazione di Rousseau».

Ma come immagina sarà il Movimento tra dieci anni?
«Mi piace citare una frase che diceva sempre mio padre: sarà una lunga marcia. Abbiamo sempre fatto tutto per passi. Per quello non abbiamo corso alle Politiche nel 2008 nonostante ci fosse già un forte consenso popolare. È stato un percorso lungo e non bisogna avere fretta per arrivare dove si vuole. Oggi possiamo conquistare grandi obiettivi e sono fiducioso che tra dieci anni magari non ci sarà nemmeno più la necessità di un Movimento perché la partecipazione dei cittadini sarà già intrinseca nello Stato».

Come vive il rapporto con la Lega?

«Credo sia responsabile firmare un contratto per dare un governo al Paese e poi rispettarlo in modo aperto condiviso. Per la maggior parte questo contratto contiene punti che erano stati votati e sottoscritti dagli attivisti del Movimento in oltre un anno e mezzo di votazioni su Rousseau. Il contratto stesso è poi stato votato dagli iscritti e approvato con oltre il 90%. Credo sia responsabile portare avanti questo progetto con una forza politica che comunque ha ricevuto i suoi voti, è da rispettare per questo ed è necessaria per la formazione di questo governo».

È soddisfatto dall’esito del vertice sul dl fiscale?
«Sono soddisfatto che alla fine si sia trovata una soluzione e penso possa essere una buona soluzione per tutti».

Da imprenditore teme le ricadute dell’abbassamento del rating? Ha paura della reazione dei mercati e dell’andamento dello spread?
«Sono tutti temi da dover gestire, ma non sono da mettere in contrapposizione con le scelte politiche che si fanno nell’interesse di un Paese».

E con l’Unione Europea? È possibile trovare un compromesso ai rilievi che sono stati mossi all’Italia?
«Sono temi legati all’attività governativa e deve essere il governo a esprimersi su questo. Sicuramente ci sono delle elezioni a breve per il Parlamento europeo che incidono in tutta questa dialettica».

 

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