Decreto rilancio: la Pa a sostegno del sistema Paese

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L’Italia riparte, seppur con gradualità, e le Pubbliche amministrazioni devono accompagnarla, sostenerla. Ecco perché nel decreto ‘Rilancio’ abbiamo inserito una serie di norme che consentono alla macchina dello Stato di aiutare il sistema Paese, ma al tempo stesso di proiettarsi già alla “fase 3”, con semplificazioni e innovazioni che iniziano a delineare la Pa del futuro.

Come anticipato, snelliamo le procedure dei concorsi grazie al ricorso al digitale sia per le prove scritte che per l’orale. Anche la domanda di partecipazione va presentata esclusivamente in via telematica entro 15 giorni dalla pubblicazione del bando in Gazzetta ufficiale. Il candidato utilizzerà un indirizzo Pec e si registrerà alla piattaforma individuata attraverso Spid. Sulla stessa piattaforma saranno comunicati data e luogo della prova con almeno dieci giorni di anticipo. Inoltre, per far fronte all’emergenza Covid ed evitare assembramenti, le prove vengono dislocate sul territorio, avvalendosi di plessi scolastici, sedi universitarie e altre strutture disponibili.

Lo abbiamo detto: le amministrazioni non dovranno mai più chiedere a cittadini e imprese dati e informazioni già in possesso dello Stato. Per dare concreta applicazione al principio del ‘once only’ (‘una volta sola’), prevediamo nel decreto un rafforzamento dello scambio tra gli enti con regole di accesso standard, semplificate e rispettose della privacy, alle banche dati altrui. In questo modo l’amministrazione che fruisce delle informazioni (‘procedente’) si impegna a dichiarare le finalità istituzionali alla base dell’accesso ai dati in possesso di un’altra amministrazione (‘certificante’).

Cambiamo il paradigma: le Pa devono fidarsi dei cittadini. Dal sospetto alla fiducia, dalla diffidenza alla collaborazione. Fino alla fine del 2022 diamo una forte accelerazione ai tempi della burocrazia, ampliando la possibilità del ricorso a dichiarazioni sostitutive (autocertificazioni) in tutti i procedimenti che hanno per oggetto erogazioni in denaro. Di conseguenza, vengono anche inasprite le sanzioni penali e aumentati i controlli ex post. Inoltre, si liberalizzano tutti gli interventi, necessari alla ripartenza, di adeguamento strutturale dei locali delle attività di impresa.

Lo avevamo già detto in una direttiva, ora lo trasformiamo in legge: il Paese riparte e la Pa non può far finta di nulla. Dunque, le amministrazioni riorganizzano il lavoro e l’erogazione dei servizi in modo da sostenere il tessuto produttivo italiano. Lo smart working resta la modalità ordinaria, ma diventa prioritario dare corso con flessibilità alle istanze e segnalazioni dei privati, assicurando la continuità dell’azione amministrativa e la rapida conclusione dei procedimenti. I dirigenti dovranno anche formarsi per centrare questi obiettivi, il cui raggiungimento influirà sulla valutazione delle performance.

Nasce un Fondo dedicato all’innovazione tecnologica e la digitalizzazione delle Pa. La dotazione è di 50 milioni per il 2020. Servirà per le spese su interventi per ridurre il digital divide e a favore di una strategia di condivisione e utilizzo del patrimonio informativo pubblico a fini istituzionali, della diffusione dell’identità digitale, del domicilio digitale e delle firme elettroniche, della realizzazione e dell’erogazione di servizi in rete, dell’accesso agli stessi servizi in rete tramite le piattaforme abilitanti.

La Pa come strumento di coesione sociale e volano della crescita e competitività del Paese: continuiamo a lavorare ogni giorno per questo fondamentale obiettivo.

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