DL ENTI TERRITORIALI: SCOPRI CHI FA IL FURBETTO CON IL DENARO DEI CITTADINI

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Ore 12.00. L’Aula di Montecitorio è chiamata a votare la fiducia sul decreto legge “enti territoriali”. Si tratta, nel  totale tra Camera e Senato, della 33esima fiducia del Governo Renzi. Ai decreti legge, nel corso dell’ultimo anno, si sono aggiunti in maniera sempre maggiore le leggi delega che, con i successivi decreti legislativi, danno di gran lunga più ampi spazi di manovra al governo e alla maggioranza (si veda il Jobs Act, Riforma del Terzo settore, ddl Scuola). Ciò nonostante il ricorso alla decretazione d’urgenza e alla fiducia continuano a essere pane quotidiano per questa legislatura. 33 fiducie in appena 15 mesi.

Il decreto legge “enti territoriali” oltre a tagliare drasticamente i servizi sanitari, 2,5 miliardi in meno che obbligheranno il sistema e i cittadini verso la privatizzazione spinta della Salute, prevede lo sblocco di finanziamenti per le Regioni e gli enti locali. Una boccata d’ossigeno che si attendeva e che, come accaduto qualche giorno fa in Regione Piemonte permetterà alle amministrazioni locali di saldare i debiti con i propri fornitori.

Ma, come sempre, il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Innanzi tutto perché se da un lato si sbloccano fondi agli enti locali dall’altro deve essere precisato che si tratta di fondi già in possesso dei comuni che però, per essere usati, debbono essere autorizzati dal Governo e quindi dalle regioni. Un’altra parte di questi fondi sono invece un maxi prestito che Cassa Depositi e Prestiti è autorizzata a concedere. Prestiti che nei prossimi 30 anni i comuni e le province dovranno restituire.

Quindi il famigerato Patto di Stabilità non è allentato come molti della maggioranza e del Governo pretendono di far passare. Si tratta semplicemente di un parziale sblocco di risorse già in possesso, in alcuni casi, mentre in altri casi si tratta di un vero prestito. È un gioco di prestigio simile, per furberia, a quello messo in atto dalla giunta Chiamparino. In quest’ultimo caso però la Corte Costituzionale ha beccato la Regione “col sorcio in bocca”, come direbbero a Roma, dichiarando illegittimo alcune misure iscritte a bilancio. In soldoni il Piemonte avrebbe usato i fondi sbloccati dalla legge di stabilità (al pari di quanto accadrà anche con il dl enti territoriali) per ripianare il disavanzo del 2012 con 2,55 miliardi di euro (come il taglio alla sanità nazionale).

Sarebbe come dire che ciascun piemontese, oggi, essendo in difficoltà nel pagare le rate del mutuo andasse dal vicino a chiedere un prestito per poterle pagarle, trovandosi domani una doppia rata.

Morale della favola: se ho un debito e lo pago assumendo altro prestito quando potrò mai estinguere i miei debiti? Quali spese dovranno tagliare per poter risparmiare il denaro necessario per pagare le rate del vecchio e del nuovo prestito? Semplice: taglieranno i servizi scolastici, quelli sociali e sanitari, il trasporto pubblico, si eviteranno le operazioni di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e dei versanti montani, si aumenteranno le aliquote Irpef e poi quelle della raccolta rifiuti e della gestione idrica e infine delle fonti energetiche. Ciascuno, ai vari livelli istituzionali farà la sua parte per vessare i cittadini.

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