GIOVANI E SMART WORKING LE PRIORITÀ EUROPEE

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I giovani non sono il futuro, sono il presente e la scelta dell’Unione lo dice chiaro specificando che combattere l’esclusione sociale, promuovere la solidarietà tra generazioni e la tutela dei diritti del minore sono priorità. Il 2022 sarà l’anno dei giovani, lo ha annunciato la Presidente della Commissione europea nel suo ultimo discorso al Parlamento europeo che, appena un giorno dopo ha approvato la risoluzione sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri in favore dell’occupazione.

Investire nei giovani e investire su una maggiore qualità del lavoro perché il lavoro a distanza o il lavoro agile siano svolti in condizioni dignitose, prevendo il diritto alla disconnessione e garantendo i diritti dei lavoratori delle piattaforme.Non sono solo promesse, non devono esserlo. Sono impegni chiari e concreti ad affrontare sfide. Sì, perché la crescita delle nuove generazioni, da oggi non da domani, è una sfida, come lo è l’implementazione di un nuovo modo di pensare il lavoro e la sua organizzazione permettendo un equilibrio sano tra vita lavorativa e vita privata, promuovendo un benessere condiviso, sociale e ambientale, per una società meno impattante ma più felice, produttiva, la cui ricchezza si possa effettivamente ridistribuire non solo tra i suoi segmenti sociali ma anche tra le aree urbane e geografiche.

Credo che una grossa debolezza di chi attacca a spron battuto il lavoro agile sia quella di non saper discernere tra una società che consuma e una società dei consumi. Ben venga la prima, intesa come società moderna orientata al benessere che si crea dal connubio tra produzione e consumo, appunto, con un orientamento alla solidarietà generazionale e alla ridistribuzione della ricchezza e alla sua condivisione in termini di inclusione e promozione sociale. No e poi no alla società dei consumi invece, compulsata negli acquisti e nello spreco alimentate, nel consumare suolo, che costruisce senza saper riqualificare l’esistente, orientata allo sfruttamento e alla organizzazione del lavoro solo verticale, irrigidito sull’asse viario casa-lavoro.Ecco, chi crede che l’aumento del traffico ripristini i consumi e abbia quindi un effetto benefico per il nostro PIL dovrebbe chiedersi quanto quell’inquinamento, ad esempio, intacchi il benessere individuale e collettivo.

Quanto intaccherà la performance del servizio sanitario nazionale, quanto inciderà sulla qualità del lavoro e quindi sulla effettiva produttività di ciascun lavoratore, quanto influirà sulla gestione delle famiglie… chi guarda al lavoro agile come ad un problema ha già perso la sfida che invece l’Unione intende affrontare con coraggio, perché non ha guardato a oggi ma si è voltato a rimestare nello ieri.

La pandemia ha insegnato una cosa a queste nostre generazioni e a quelle future: indietro non si torna, non si può. O abbiamo il coraggio, la convinzione e, perché no, la fantasia di affrontare le nuove sfide con nuovi approcci o siamo condannati a vivere in una teca, a prendere la polvere del passato mentre guardiamo inermi l’oggi diventare domani.I giovani, sono convinta, sapranno dare a questo Paese e all’Unione tutta la spinta giusta per uscire dalla teca e vivere il momento, affrontando le sfide, cogliendo le opportunità, e offrendole anche a chi preferisce la polvere alla velocità.

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