I risparmi da smart working per valorizzare il personale

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Dall’adempimento al risultato, dalla procedura ben fatta al servizio ben erogato, dalla scartoffia in ordine alla soddisfazione dei cittadini: lo smart working a regime contribuirà a rendere più flessibile l’organizzazione del lavoro pubblico e la Pa potrà ambire davvero a essere traino d’innovazione per tutto il Paese. Perché al cittadino non interessa tanto da dove il lavoratore eroga il documento o rilascia il nullaosta, conta che quel certificato arrivi con tempestività, che il permesso giunga nei tempi attesi.

Abbiamo calcolato i primi risparmi da lavoro agile in questo 2020 così difficile, parliamo di oltre 50 milioni di euro: una cifra, voglio precisarlo, parziale e che per ora riguarda soltanto i ministeri. Non sono soldi su cui le amministrazioni devono fare cassa, ma, come abbiamo già proposto, sono i primi benefici materiali di una organizzazione diversa che a regime cambierà ancora e che, in un circolo virtuoso, devono tornare ai lavoratori, agli uffici, all’organizzazione stessa.

Ecco perché ho proposto che vadano alla contrattazione integrativa: questo significa incentivare la produttività, spendere di più in formazione o magari allargare il welfare integrativo a maggiore tutela degli stessi dipendenti, migliorando anche la possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro.

Il Pola è uno strumento flessibile che la dirigenza pubblica avrà in mano per attivare questo circolo virtuoso, che finirà per esaltare anche il valore del lavoro dei dirigenti stessi. Lo smart working non è la panacea di tutti i mali della Pa, ma può aiutare ad avvicinarla ancora di più ai bisogni del Paese reale. Una scommessa di fronte a un mondo che cambia, che possiamo e dobbiamo vincere. Tutti insieme.

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