La fake news del Nyt e Buzzfeed sulle #fakenews

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Partiamo dai tempi, perché sono importanti. Il New York Times, considerato uno dei quotidiani più prestigiosi al mondo, e il sito di notizie Buzzfeed pubblicano, a distanza di tre giorni tra il 21 e il 24 novembre, due presunte “inchieste giornalistiche”, secondo le quali “l’Italia sarà il prossimo obiettivo di una campagna di fake news”. Nel mirino dei due quotidiani, ovviamente, non poteva che esserci il M5S.

Le due inchieste arrivano, guarda il caso, alla vigilia della Leopolda di Matteo Renzi, quest’anno dedicata, guarda ancora il caso, proprio alle fake news. Entrambi i pezzi, apparentemente indipendenti, nascono però da una ricerca condotta da un tecnico del web non strettamente indipendente, Andrea Stroppa, che di fatti viene citato nei due articoli. In calce, Buzzfeed scrive testualmente: “Andrea Stroppa, an independent cybersecurity researcher, contributed research for this story. Stroppa has advised former Italian PM Matteo Renzi on cybersecurity issues”. E in effetti è lo stesso Stroppa a reclamare i meriti del proprio lavoro sul suo profilo Twitter (qui e qui).

Chi è Andrea Stroppa?
 E’ un giovane esperto informatico, da tempo arruolato nella Cys4, la società di sicurezza presieduta da Marco Carrai. Chi è Marco Carrai? E’ il braccio destro di Matteo Renzi, nonché grande sostenitore delle sue campagna elettorali, al quale l’ex premier voleva persino affidare la guida dei servizi segreti italiani. In sostanza, Buzzfeed e il New York Times pubblicano due articoli spacciandoli per inchieste giornalistiche sulle fake news partendo da una ricerca condotta da un dipendente di Marco Carrai, fonte – vista la sua estrema vicinanza a Matteo Renzi – piuttosto discutibile. E lo fanno proprio alla vigilia della Leopolda di Matteo Renzi, aperta all’insegna delle fake news, puntando il dito ancora una volta contro il M5S.

Diciamocelo chiaramente: sembra un giochino apparecchiato su misura al segretario del Pd, oramai in caduta libera. Ed è molto triste che a prestarsi siano state due note testate giornalistiche come il Nyt e Buzzfeed. Questo, giusto per sottolineare la complessità del mondo delle fake news. Perché, a ben vedere, quella dei due quotidiani è un’altra fake news sulle fake news. Le due testate avrebbero infatti dovuto approfondire quanto meno la ricerca invece di prendere come oro colato lo studio di un giovane sotto contratto con la coppia Carrai/Renzi. Se lo avessero fatto, magari consultando un esperto in materia realmente autonomo e senza alcuna tessera di partito, avrebbero compreso che l’accusa mossa è priva di ogni logica. Si parla di siti web sensazionalistici, a sostegno di una o l’altra forza politica, che riporterebbero i medesimi codici di Analytics e di Adsense.

E non ci vuole un genio a capire che questi siti nascono spontaneamente. Sul web ognuno, anche per mero scopo di guadagno attraverso la pubblicità, chiuso nella sua stanza può scegliere di aprire più di una piattaforma e pubblicare quel che vuole. Ma ciò non significa che ci debba essere un coinvolgimento della forza politica di riferimento. Se sono un tifoso di calcio e apro una pagina in cui diffondo notizie false sul Torino non significa che io sia a libro paga della Juventus. Anzi, è una follia solo pensarlo. Speriamoci di esserci spiegati. E speriamo che il New York Times e Buzzfeed tornino finalmente ad occuparsi di vero giornalismo.

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