La Pubblica Amministrazione può fare molto per il clima. E lo stiamo facendo!

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Approvvigionamenti più verdi, abitudini di lavoro più sostenibili, spinta sulla digitalizzazione ed estensione del modello dello smart working: sono tanti i fronti su cui ho iniziato ad agire, da Ministro per la Pubblica Amministrazione, in modo da rendere la macchina dello Stato meno “inquinante” e per stimolare al tempo stesso la conversione economica ed ecologica del Paese.

Prendiamo il tema degli approvvigionamenti, gli acquisti di beni e servizi della Pubblica Amministrazione. Ogni anno lo Stato spende per rifornirsi circa 150 miliardi e da un po’ di tempo si sta incoraggiando il cosiddetto Green Public Procurement, gli “acquisti verdi” della Pubblica Amministrazione. Ci sono anche delle norme che promuovono le forniture sostenibili, ma si può fare di più, molto di più.

Il primo intervento concreto che abbiamo messo a punto riguarda la “green mobility”: in legge di Bilancio prevediamo che almeno metà dei nuovi acquisti o noleggi di auto degli enti pubblici sia indirizzata verso veicoli elettrici o ibridi. Stiamo anche riducendo il consumo di carta: basta dire che come primo e simbolico atto da ministro, ho abolito la pesante rassegna stampa cartacea. Facciamo tutto in digitale e così soltanto sulla mia scrivania planano ogni anno circa 150-200 chili di fogli in meno.

Stiamo per bandire i contenitori di plastica non riciclabile, come già hanno fatto il Ministero dell’Ambiente o la Camera dei Deputati, non a caso entrambi a guida MoVimento 5 Stelle: ma dobbiamo estendere il Plastic Free via via a tutta la PA.

Anche le imprese cui si affidano opere e servizi pubblici devono avere una “etichetta ecologica” e rispettare criteri sempre più stringenti di sostenibilità green e di responsabilità sociale di impresa. Le norme offrono la possibilità di controllare se nelle filiere di produzione vengono, ad esempio, riconosciuti i diritti dei lavoratori; sostenibilità ambientale e sociale, appunto, devono camminare insieme. Sempre.
Ecco perché il settore pubblico è anche il principale strumento di promozione dell’economia verde e circolare. Trasporti, edilizia, mense, giusto per citare qualche comparto: il Green Public Procurement può trasformarsi in un volano importante di espansione per tutto un mercato e una produzione all’insegna del rispetto ambientale.

Ovvio che il mio Dipartimento non può fare tutto da solo.

Prendiamo la sfida dell’efficientamento energetico degli edifici pubblici: è un tema che coinvolge altri dicasteri, mentre possiamo incidere moltissimo sulle abitudini di vita in ufficio dei dipendenti pubblici, favorendo il risparmio di energia elettrica o di carta, dematerializzando tutte le procedure.

Infine, c’è la frontiera dello smart working, del lavoro flessibile e agile grazie alle nuove tecnologie. Un cammino su cui vogliamo accelerare, benché serva un cambio di mentalità radicale nella Pubblica Amministrazione. Ci sono comunque delle sperimentazioni già in essere e puntiamo ad allargarle, usando pure la leva della contrattazione. È evidente, infatti, che i benefici sociali e ambientali del lavoro da remoto possono essere enormi, decisivi.

La cosiddetta “PA green” non è un vezzo modaiolo, ma una necessità improrogabile per accompagnare e sostenere la conversione dell’intero Paese.

Io ho un figlio di tre anni, al quale voglio lasciare un pianeta migliore di quello che ho trovato.

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