Lo smartworking ha salvato i servizi essenziali, ora incrementerà la produttività

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Domande di Chiara Viglietti de La Stampa Cuneo.

I professionisti lamentano, lo raccontiamo sull’edizione de La Stampa Cuneo di oggi (15 luglio 2020), una difficoltà di accesso agli uffici in remoto. Manca una digitalizzazione e gli strumenti per il lavoro agile. Come intende muoversi il ministero in questo senso?

Si riferiscono al periodo del lockdown e li capisco, ma non credo ci siano mai state alternative praticabili sul campo anche perché il ministero ha coinvolto tutti gli attori alla realizzazione del piano emergenziale e sono state poche le proposte arrivate alla mia attenzione e molti i ringraziamenti per la repentina reazione, dovuta anche al fatto che strutturiamo una spinta al lavoro agile da ben prima della crisi. Detto questo credo pochi abbiano capito che lo smartworking da lockdown non ha nulla a che vedere con quello in atto e ancora meno sappiano cosa sia il “Pola”, che abbiamo inserito negli ultimi decreti. Ci siamo mossi per digitalizzare e semplificare con gli ultimi decreti, mettendoci molti soldi: diciamo tranquillamente che è la riforma più poderosa della Pa degli ultimi anni.

Lo smart working, è un’altra obiezione sollevata in questo caso da Confindustria, deve essere efficiente e produttivo altrimenti meglio tornare alla scrivania. Il tema è dunque quello della valutazione della performance. Strategie per garantirla?

Confindustria può tranquillamente studiare le ricerche di Bocconi e Politecnico di Milano per fare qualche esempio e poi farsi un’idea sull’incremento della produttività del lavoro in smarworking laddove non le bastassero i dati di funzione pubblica. Se poi dicono che aumenta la produttività lavorando negli uffici possono passarci le autorevoli ricerche scientifiche che lo dimostrano ma evitiamo commenti “a sentimento” perché il Paese non ha bisogno di demagogia ma di rilancio. Nel “Pola” abbiamo dato un notevole spazio alla valutazione delle performance perché il mio grande obiettivo è l’aumento della produttività nella Pa.

Oggi quante persone nella pa lavorano in remoto? Quante in futuro si stabilizzeranno da casa?

Lo smartworking non è stabilizzare le persone a casa dall’ufficio, è una nuova organizzazione di lavoro, più flessibile e complessa. Durante il lockdown siamo arrivati al 70% e addirittura 90% per le Pa centrali, ora la percentuale è notevolmente diminuita e con il Pola sarà del 50% nel 2020 per le attività eseguibili in modalità agile, che verranno definite dagli stessi dirigenti e non calate dall’alto, per arrivare al 60% da gennaio 2021.

Lavorare da casa è da molti considerato un alibi per la produttività. Come può diventare invece la sfida di domani?

Ripeto non è lavorare da casa. E’ la sfida di ieri perché l’abbiamo già superata ed ora la stiamo mettendo a regime in maniera estremamente flessibile grazie al “Pola”. Non mi faccia commentare ulteriormente chi insulta i dipendenti pubblici senza avere mezza idea sulle riforme da attuare per aumentare la produttività.

Il lavoro agile è previsto fino al 31 luglio. Ci sarà una proroga?

C’è stata appunto col decreto Rilancio e con le nuove modalità introdotte dal Pola.

Lo Smart working da ministra: è diventata mamma da poco. Lavora anche lei in remoto? È possibile farlo per un ministro? E se si come?

Un politico lavora sempre in smart working, anche se non esce dall’ufficio spesso, perché lavorare smart significa lavorare in co-working, in sede, da una piazza e molto altro: non è banalmente lavorare da casa o in telelavoro. Personalmente sto molto in ufficio, ma non sono un buon esempio perché dedico poco tempo alla famiglia. So che non dovrei farlo, ma la politica è totalizzante.

Quanto pesa, anche in base alla sua esperienza personale, vivere in una provincia dove il divario digitale è un intoppo non da poco?

È un tema enorme. Non a caso ho inserito nel decreto Semplificazioni un pacchetto di norme per snellire i procedimenti amministrativi connessi allo scavo e all’installazione della fibra ottica. Dobbiamo dare rapidamente al Paese una cablatura completa con banda ultra larga. Parlo di mesi, non di anni.

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