Nel dibattito sullo smart working alziamo il livello per favore

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Ieri è circolata la notizia di uno “studio”, con tanto di apocalittica rappresentazione computerizzata, che riguarda una lavoratrice in smart working da 25 anni. Stento veramente a comprendere le argomentazioni esposte.

Forse rischi per la postura, problemi al tunnel carpale, danni da prolungata esposizione alle radiazioni di uno schermo non sono gli stessi del lavoro in ufficio?

Forse la mancanza di vitamina D per mancata esposizione al sole non è un rischio restando in ufficio?

Forse obesità e stress dipendono dallo stile di vita e non unicamente da dove si svolge il proprio lavoro? Anzi, non è forse possibile che lavorando in modalità “smart” ci sia in realtà più tempo per fare attività fisica?

Andando a vedere il fantomatico “studio”, ho notato che non ha basi scientifiche, non parla di smart working e usa la figura di un lavoratore disadattato e che si lascia andare, identificato con una donna probabilmente per suscitare più disgusto e più clamore. Forse una donna trasandata crea più sconcerto di un uomo trasandato? Insomma si cerca di usare uno pseudo “studio” senza fondamento scientifico per accreditare teorie del complotto e fare clickbait santificando una fake news, andando ad attaccare una rivoluzione che certamente va gestita, ma che ha molti benefici in termini di qualità del lavoro, benessere e produttività.

Non mi stancherò di ripeterlo:

Lo smart working non è traslocare le persone dall’ufficio alle case, è una nuova organizzazione di lavoro, più flessibile e complessa.

Lo smart working non trasformerà le persone in automi: avranno sempre bisogno di nutrirsi e fare acquisti e, anzi, avranno più tempo libero per fare tutto ciò.

Lo smart working non serve a relegare le donne in casa, ma può aiutare ad attenuare le diseguaglianze di genere. Anche rappresentazioni meno carnevalesche in 3D aiuterebbero in tal senso…

Lo smart working è una rivoluzione culturale dell’organizzazione del lavoro, e capisco che possa intimorire qualcuno, come tutte le novità, ma non inventiamo bugie camuffate da “scienza” per sostenere tesi folli.

L’assenza totale di una critica nel merito nobilita senz’altro le azioni intraprese da Funzione pubblica, ma svilisce l’Italia in un dibattito bieco. Alziamo il livello per favore.

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