Nel milleproroghe norme per snellire relutamento e stabilizzazione dei precari

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Il grande exploit scientifico dell’ospedale Spallanzani sul coronavirus ha riportato alla ribalta il tema dei tanti precari, ad oggi circa 350mila, che lavorano con merito e dedizione nelle pubbliche amministrazioni.

Con un emendamento del Milleproroghe abbiamo dilazionato di un anno, fino a fine 2021, il termine entro cui gli enti possono stabilizzarli. Adesso, però, proroghiamo di un triennio, alle fine del 2020, la scadenza per la maturazione dei requisiti che consentono il passaggio a tempo indeterminato (almeno tre anni di lavoro negli ultimi otto).

Il Governo risponde così alla procedura di infrazione Ue sui precari nella Pa, aperta nel luglio scorso. E cerchiamo di dare una prospettiva anche alle tante professionalità che stanno operando, a termine, negli uffici che si occupano della ricostruzione nei crateri post-sisma dell’ultimo decennio, dall’Abruzzo 2009 in poi.

Molti pubblici dipendenti precari sono impegnati da anni negli enti e, avendo maturato competenze ed esperienze assolutamente preziose per la macchina dello Stato, vanno tutelati anche per dare un segnale concreto sul piano sociale che è un ambito di centrale interesse per l’azione di questo Governo.

Dall’altra parte, non cambia nulla sulle graduatorie degli idonei, perché sono sempre attingibili secondo le scelte che faranno le varie amministrazioni. E stiamo anche migliorando e sveltendo le procedure concorsuali, a fronte di una prospettiva di reclutamenti massicci che non si coprono certamente con il solo bacino dei precari: non a caso lavoriamo a bandi tipizzati e, sempre nel Milleproroghe, un’altra modifica rafforza la Commissione Ripam e ne ridefinisce in maniera chiara le funzioni, distinguendole da quelle delle commissioni esaminatrici che la stessa Ripam provvede a nominare.

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