Pronta la tempesta perfetta su NPLs e banche italiane

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La pubblicazione dell’addendum alle linee guida sugli NPL (i famosi crediti deteriorati) da parte della BCE a distanza di un giorno dalla pubblicazione del pacchetto legislativo della Commissione rappresenta senz’altro il più grave attacco mai visto al credito. Si tratta di due iniziative parallele e sovrapposte portate avanti dalle due istituzioni europee per rincarare la dose contro il sistema del credito. Le proposte impongono alle banche di mettere a copertura dei crediti deteriorati accantonamenti progressivi di capitale che arrivano sino alla copertura integrale del 100% del prestito dopo 8 anni per i crediti garantiti, e dopo soli 2 anni per quelli non garantiti. Ciò significa che se un cittadino o un’impresa non dovesse rimborsare un mutuo nei tempi, la banca sarebbe costretta a immobilizzare sempre più capitale sino ad arrivare ad accantonare il 100% della somma prestata in modo automatico e vincolante.

Il pacchetto della Commissione riflette il contenuto delle linee guide BCE pubblicate in un documento chiamato “addendum” che pone condizioni ancora più severe: 7 anni invece di 8 e l’applicazione a tutti i nuovi NPLs, anche quelli sui crediti già concessi. Anche se la banca non poteva prevedere, dunque, all’epoca della concessione del credito, ora al generarsi di un NPL dovrebbe teoricamente sottostare alle nuove regole. La prima versione dell’addendum era stata pubblicata a novembre scatenando un vero scontro istituzionale. La Banca Centrale Europea fu già criticata per aver scavalcato i limiti del suo mandato adottando regole “prudenziali” che soffocano l’economia reale. Comportandosi di fatto come un legislatore e ignorando le innumerevoli critiche da parte di tutti i soggetti coinvolti, cittadini compresi.

Si tratta di requisiti di capitale pesantissimi che hanno l’obiettivo di favorire la crisi del sistema del credito e il suo accorpamento nei colossi bancari “too big to fail” e di accelerare le liquidazioni di NPLs a prezzi di saldo, a tutto vantaggio dei fondi speculativi in cerca di affari. Per sfuggire a requisiti di capitale così massacranti, le banche si ritroverebbero infatti costrette a liberarsi al più presto dei loro crediti deteriorati svendendoli ai fondi avvoltoio internazionali che dominano il mercato opaco dei crediti deteriorati e che sono liberi di speculare sul prezzo di acquisto degli NPL e quindi guadagnare incredibili profitti attraverso la gestione del recupero crediti, sulle spalle sia delle banche, sia delle imprese, sia dei cittadini.

Ad esempio, se un prestito vale 100, la banca riuscirà a venderlo massimo a 20 a un fondo specializzato che ne recupererà 50 dal debitore e in questo modo conseguirà un guadagno netto di 30. Questo meccanismo perverso chiaramente si traduce in una pesantissima svalutazione nei bilanci delle banche (dove il credito con un valore nominale di 100 verrà contabilizzato a 20) con conseguenti richieste di ricapitalizzazione da parte delle autorità sempre più insostenibili per le banche, ed espone famiglie e imprese alle procedure fredde standardizzate delle società esterne di recupero crediti, minando quel poco di fiducia tra banche e cittadini rimasta dopo gli scandali di questi anni. La banca diventerebbe così una sorta di sportello automatizzato e inumano.

Per un sistema bancario fortemente esposto sul credito come il nostro, in cui la proporzione tra attività di credito e finanza speculativa è pari a 80:20, a differenza dei sistemi bancari del Nord che all’opposti sono esposti 80 su finanza e 20 su credito, questo pacchetto di misure rappresenta un vero e proprio attacco diretto con le nostre banche e contro l’economia di tutto il Sud Europa, e al contempo un enorme vantaggio competitivo alle banche del Nord Europa.

Come denunciamo da tempo, infatti, dietro l’imposizione di requisiti di capitale sempre più asfissianti e insostenibili sul rischio di credito e la grave sottovalutazione del rischio derivati, c’è il subdolo disegno politico di mettere in crisi il sistema bancario del Sud Europa e di far sparire le banche piccole e medie, ancorate sul territorio, per darle in pasto alle grandi banche d’affari “too big to fail“, facilitando in questo modo l’ulteriore concentrazione del settore bancario. Abbiamo già avuto modo di sperimentare sulla pelle dei cittadini le prime applicazioni di questo schema infernale con i bail-in Italia e in Spagna. Il prossimo passo sarà chiedere la copertura sul rischio sovrano e a quel punto l’economia dei Paesi del Sud sarà ridotta in ginocchio mentre le grandi banche d’affari e le economie del Nord continueranno a prosperare.

Stiamo lavorando per proteggere il modello di banca commerciale tradizionale e facilitare la concessione di più prestiti a famiglie e PMI attraverso proposte concrete e costruttive (riduzioni sostanziali di requisiti di capitale per prestiti retail e alle PMI, incentivi per prestiti a imprese sociali e investimenti verdi, un nuovo Glass Steagall Act per separare il credito dalla finanza). Provvedimenti come quelli esposti in apertura tagliano di fatto le gambe a chi vuole migliorare la situazione. Sono il frutto di un peso del Governo italiano in Europa praticamente inconsistente, incapace d’intercettare e condizionare i provvedimenti nell’interesse nazionale e dei cittadini. Al contrario di quello che fanno altri Paesi come Germania e Francia.

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