Riforma della comunicazione pubblica e istituzionale: documento conclusivo del gruppo di lavoro

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La riforma della comunicazione pubblica e istituzionale che vogliamo impostare è attesa da molto tempo e si innesta con un ruolo di primaria importanza in seno alla nostra strategia complessiva di apertura della Pa ai cittadini e di centralità della persona nel rapporto con le amministrazioni.

Una rivoluzione copernicana che non può non vedere la tecnologia e il digitale come strumento primario, leva e motore di un ribaltamento di prospettiva. Senza dimenticare il tema delle nuove competenze, del collegamento con le università e della formazione continua di chi si occupa di comunicazione, ma anche la grande sfida dello smart working nella sua accezione più autentica, che vede i profili professionali di questo settore delle Pa in posizione pionieristica, anticipatrice rispetto agli assetti cui stiamo lavorando. Una posizione ancor più esaltata, negli ultimi mesi, dall’esigenza di rispondere in pratica 24 ore al giorno per sette giorni la settimana, con tempestività e precisione, all’enorme bisogno di informazione istituzionale espresso dai cittadini durante la fase acuta della pandemia.

Ecco perché ho accolto stamattina con piacere il documento conclusivo, frutto della sintesi raggiunta in seno al Gruppo di lavoro insediato in gennaio alla Funzione pubblica e guidato da Sergio Talamo, che ringrazio assieme a tutti gli stakeholder che hanno fornito il loro prezioso contributo. Il testo contiene, tra i tanti, alcuni spunti certamente utili alla successiva elaborazione normativa che ci consentirà di arrivare alla riforma di una legge molto importante, la 150, tuttavia ormai vecchia di 20 anni e risalente, dunque, a un periodo in cui gli scenari professionali, culturali e tecnologici erano molto diversi da oggi.

Siamo alla fine della prima tappa di un percorso che dovrà contribuire ad avvicinare sempre più la Pa alla società civile, nel segno della trasparenza reale, della partecipazione e dell’accountability, principi chiave dell’open government, sui quali i meriti dell’Italia sono ormai riconosciuti in tutto il mondo.

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