Uffici postali: aspettando Godot il Governo lascia i piccoli comuni senza servizi

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Siamo arrivati al quarto anno di taglio dei servizi postali a danno dei piccoli comuni e dei cittadini di serie B che ci vivono, e a guardare bene ci apprestiamo a entrare nel quinto anno.

L’audizione dell’amministratore delegato di Poste italiane, Del Fante, svoltasi alla Camera è stata uno show messo in atto dai presidenti delle Commissioni Trasporti e Ambiente per pubblicizzare la recente legge sui piccoli comuni. Uno spot elettorale che però non ferma la procedura di chiusura e tagli messa in atto da Poste. Del fante, infatti, ha sciorinato i dati finanziari, non tutti incoraggianti, e lo sviluppo digitale dell’azienda ma sostanzialmente ha confermato la imminente chiusura di diversi uffici postali nei prossimi mesi.

Tutto lascia pensare che a pagarne le spese saranno le aree periferiche e i piccoli comuni nonostante per questi ultimi vi sia la legge che entrerà in vigore il 17 novembre. Cosa dice la legge sui piccoli comuni? Semplice: che i piccoli comuni possono proporre soluzioni per l’erogazione dei servizi postali, anche con la riapertura degli uffici già chiusi. Peccato che per proporre qualcosa del genere i piccoli comuni debbano raggiungere l’intesa  con la regione, rispettare ovviamente i limiti del contratto di programma firmato tra Governo e Poste, individuare ambiti territoriali specifici e prevedere oltre ai servizi postali anche altri servizi.

Insomma una corsa ad ostacoli che spero vivamente i piccoli comuni del cuneese non saranno condannati a perdere. Lo spero anche se i cittadini che mi contattano sono stanchi di aspettare dopo oltre quattro anni di disservizi o di servizi assenti. Il Governo e la maggioranza avrebbero invece potuto e dovuto prevedere una norma più stringente a  tutela dell’erogazione dei servizi postali, che non sono solo il pagamento delle bollette, e la riapertura degli uffici chiusi anche se in presenza di un bacino d’utenza valido.

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