Il mio servizio per l’Italia termina qui, è stato un onore rappresentarvi

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Oggi si concludono le consultazioni, è prossima la formazione del nuovo governo e giunge per me il momento del tirare le somme di questa esperienza.

Questi 10 anni di Parlamento sono stati montagne russe. Dall’emozione dello Tsunami tour in tutte le piazze italiane, alla commissione affari Costituzionali della Camera dei Deputati. Ne abbiamo viste tante: le riforme costituzionali Renzi Boschi Verdini, la legge elettorale Italicum (poi bocciato dalla consulta anche grazie ai nostri ricorsi), il Rosatellum, il Rosatellum bis. Le battaglie parlamentari vinte come l’approvazione della prima legge italiana sul Whistleblowing o quella contro gli affitti d’oro pagati dalla Camera per gli uffici dei deputati, quelle perse nelle giunte delle autorizzazioni a procedere contro chi si trincerava dietro l’immunità parlamentare.

Siamo rientrati nel 2018 come il più grande gruppo di maggioranza in Parlamento, abbiamo fatto parte di governi che ci hanno dissanguati in termini di consensi ma che ci hanno permesso di raggiungere risultati importanti (promessi in campagna elettorale) come l’introduzione del Reddito di Cittadinanza, la legge Anticorruzione, il Superbonus 110%, lo sblocca cantieri (con la ricostruzione del ponte di Genova in meno di 2 anni), la riduzione del numero dei parlamentari.

Arriva per me la chiamata a far parte del governo Conte II come Ministro per la Pubblica Amministrazione. È stata un’esperienza da capogiro. La pandemia ha stravolto tutto e dalla Funzione pubblica ho trasformato lo smart working da esperimento utilizzato col contagocce a modello organizzativo ordinario in quella fase. Una spinta verso la digitalizzazione, la formazione del personale pubblico, l’interoperabilità delle banche dati, il lavoro su cloud, il lavoro improntato agli obiettivi e non solo alla presenza fisica. Pensate a tutti i servizi digitali dei comuni che oggi utilizziamo con Spid, sono merito di quel governo.

Responsabilizzazione dei dirigenti pubblici chiamati a dare obiettivi concreti e a verificarli, con la previsione di un Piano ad hoc (POLA) diretto a questa funzione.
E la riposta c’è stata ed è stata considerevole. Ha permesso di fare quel salto avanti in termini di approccio culturale al modo di lavoro che avevamo conosciuto fino a quel momento. Ha spalancato la porta alla digitalizzazione della PA oggi potentemente finanziata grazie al pnrr.

L’ingresso nel Governo Draghi non è stato facile per noi ma il momento per il Paese chiedeva di anteporre il rispetto degli impegni per le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza alle singole esigenze. Al Ministero per le Politiche Giovanili mi sono dovuta reinventare e ho deciso di farlo dando un input da subito legato al metodo. Non decidere io che cosa fosse necessario per i giovani ma deciderlo con loro e costruire la loro partecipazione ai processi decisionali.
Grazie al metodo e alla grande voglia di partecipare abbiamo concretizzato norme e progetti.
Guardando ai giovani dal punto di vista economico sociale, non come un problema da dover risolvere con qualche bando e qualche mancetta in termini di fondo ma come capitale umano sul quale investire.

In 20 mesi abbiamo:

  1. stanziato 250 milioni per agevolare l’acquisto della prima casa da parte dei giovani under 36 con ISEE fino a 40.000 euro;
  2. aumentato l’agevolazione per l’affitto di una casa o anche di una sola stanza da parte di giovani (fino a 31 anni non compiuti) con un reddito complessivo non superiore a 15.493,71, portando la detrazione dai redditi da 300 a 991,6 euro all’anno;
  3. incrementato il fondo politiche giovanili portandolo a 85 milioni di euro (ricordo che negli anni dal 2013 al 2018 il Fondo ha avuto 40 mln di euro in tutto!);
  4. stanziati ulteriori 35 milioni di euro (in più rispetto al finanziamento annuale del Fondo politiche giovanili) per il contrasto al disagio giovanile (aggravato dalla pandemia). Grazie a questo incremento abbiamo lanciato un bando denominato “Play district” rivolto a creare spazi nelle città per cultura, sport, arte e spettacolo. Progetti costruiti coi ragazzi e da gestire insieme a loro per supportarli nel superamento della propria condizione di insoddisfazione rispetto a città sempre più a misura di anziano;
  5. creato 7 HUB a livello nazionale col progetto Matching youth Competence (MYC) che nasce con l’obiettivo di ridurre lo skill mismatch che ostacola la transizione dei giovani dal mondo della formazione a quello del lavoro. Il progetto sosterrà inoltre l’autoimprenditorialità con un supporto in termini di tutoraggio per chi deciderà di aprire un’attività;
  6. lanciato la Carta Giovani Nazionale, su app IO, per promuovere e agevolare l’accesso a beni e servizi e opportunità a livello nazionale ed europeo. Non solo agevolazioni per cultura, viaggi e sport ma anche agevolazioni per la formazionelinguistica e digitale;
  7. lanciato il portale Giovani2030.it per mettere i ragazzi nelle condizioni di conoscere e cogliere le migliori opportunità presenti in Italia e in Europa;
  8. finanziati 64 mila volontari del servizio civile universale, il numero più alto da quando esiste questo istituto che ho voluto innovare e valorizzare guardando al digitale e al green (i due pilastri del pnrr). Opportunità quindi di bandi non solo rivolti al sociale ma anche al supporto digitale e alla transizione ecologica con certificazione delle competenze acquisite dai giovani e spendibili in ottica lavorativa;
  9. creato il servizio civile italo francese, primo atto conseguente al trattato del Quirinale tra Italia e Francia;
  10. varato il PIANO NEET rivolto all’emersione e all’orientamento dei giovani che non studiano, non lavorano e non hanno all’attivo un percorso di formazione e intrapreso un Tour in 12 piazze italiane (neet working tour) montando una vera e propria fiera del lavoro e delle nuove professioni;
  11. imposto una clausola per le aziende che partecipano alle gare delle opere del pnrr ossia quella di assumere il 30% di giovani e donne. Una norma sulla quale ieri si è pronunciata l’Anac confermando che le amministrazioni fanno bene ad escludere dalle gare le ditte che non si impegnano a rispettare le quote di assunzione;
  12. lanciato il progetto Open Doors di orientamento che ha visto e vede coinvolte figure di spicco delle principali aziende italiane a confronto, in webinar, coi ragazzi sui loro percorsi professionali, scolastici e di vita;
  13. istituito un Comitato tecnico scientifico per la valutazione di impatto delle politiche pubbliche (tutte!) sulle giovani generazioni, emanando linee guida per le singole amministrazioni.

Con le politiche antidroga ho ripreso le fila di un dialogo interrotto bruscamente col mondo delle comunità, del privato sociale e del pubblico che si occupano della presa in carico dei tossico dipendenti convocando la Conferenza Nazionale (prevista per legge ogni 3 anni ma disertata da 12 anni dalla politica). Pur da antiproibizionista ho messo da parte il mio pensiero e impostato un lavoro istruttorio con un percorso partecipativo basato sulle evidenze dei dati e non sulle opinioni, prodotto 7 instant book, fatta una valutazione di impatto del TU 309/90 sotto più punti di vista in sede ufficiale di conferenza nazionale.
Prodotto relazione al Parlamento con proposte di modifica del TU e consegnato alla conferenza Unificata il Piano Nazionale d’Azione sulle Dipendenze 2002 25 che qualcuno ha voluto denigrare e sminuire definendolo il via libera in fretta e furia alle stanze del buco ma che invece è frutto del lavoro di 7 mesi di 271 esperti, 7 linee di azione rivolte a destigmatizzare chi utilizza droghe (come da invito ed impostazione del piano europeo analogo), che si apre a sperimentazioni di realtà come le stanze del consumo presenti in molti paesi europei ma che guarda a molto altro. Ad esempio alla necessità di garantire l’effettivo accesso alla riduzione del danno presente nei LEA dal 2017 non ancora realtà in tutte le regioni o all’impegno a produrre cannabis medica in misura sufficiente a rispondere al fabbisogno dei malati in Italia.

Mi preparo al passaggio di consegne con la serenità di chi, da cittadino nelle istituzioni, ha dato il massimo di ciò che poteva fare per lasciare a chi mi seguirà un’eredità migliore di quella che ho ricevuto. Il mio servizio per l’Italia termina qui, è stato un onore rappresentarvi.

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