Il Movimento adesso è più unito

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(Intervista pubblicata su La Stampa del 25 Luglio 2022)
La ministra: giusto il limite di due legislature, ma un capo politico deve poter scegliere

E’ il 5 settembre 2019. Lei è a casa, a Carrù, paese che in provincia di Cuneo chiamano «porta della Langa». Riceve la telefonata di Di Maio: «Abbiamo pensato a te come ministro della Pubblica amministrazione». Fabiana Dadone raccontava così a La Stampa la sua prima volta al governo: «Ho acceso la tv per guardare la “maratona Mentana”, finché Giuseppe Conte non ha pronunciato il mio nome». Dadone resta in carica fino a febbraio 2021, quando il presidente del Consiglio lascia. Ma, quasi a sorpresa, eccola subito richiamata da Draghi, che le affida le Politiche giovanili: «L’ho appreso in diretta tv. Con stupore, non avevo ricevuto comunicazioni». Con Mario Draghi rimane fino alla crisi. Ma la fedeltà della giovane ministra è tutta per il leader Conte. Lei è fra quelli che non ha seguito Di Maio. Non è uscita dal Movimento 5 Stelle. Anche se il limite dei due mandati, ribadito da Grillo, adesso quasi certamente la terrà fuori dal Parlamento, dove siede dal 2013. Dalla caduta del Governo, Fabiana Dadone (38 anni, laureata in Giurisprudenza, madre di due bambini) ha rotto il silenzio solo con un messaggio social: «Crisi come questa non si affrontano a mezzo stampa, ma confrontandosi nel merito con i propri compagni di viaggio».

Come vive questo momento dal punto di vista umano?

«La sensazione di un’occasione mancata resta. Non ho mai nascosto la mia posizione dialogante anche quando era minoritaria, ma vederla negli ultimi giorni divenire la posizione più rilevante nel gruppo mi ha fatto sperare in un esito diverso. Italia Viva e Lega avevano votato contro la fiducia del loro stesso governo e nessuno li aveva messi in croce per questo. Vedere che la nostra astensione è stata abilmente usata per creare strappi non fa piacere. Credo sia normale essere attaccati, anche in maniera pretestuosa, dagli avversari politici, mentre trovo più ipocrita esserlo da chi dovrebbe rappresentare il tuo alleato. Prendiamo atto di questi attacchi e andiamo avanti».

Lei è al secondo mandato. Farà un passo indietro?

«Nella vita si fanno solo passi in avanti e non sono solita ricredermi. Ho davanti ancora due mesi al ministero e una campagna elettorale che, seppur breve, sarà intensa in termini di temi. Trovo giusta la regola dei due mandati, ma trovo anche giusto che un capo politico si circondi di persone che ritiene utili all’obiettivo. In entrambi i casi starei al fianco di Conte. Si può fare politica sia dentro che fuori alle istituzioni. Ad esempio, come parlamentare ho fallito nel tentativo di fermare l’iter di approvazione della legge elettorale cosiddetta “Italicum”, voluta da Renzi. Ma da semplice cittadina ho presentato a Torino il ricorso che, sollevato in via incidentale, è arrivato alla Corte Costituzionale e l’ha fatto decadere».

I suoi progetti?

«Si adatteranno al contesto, ma sicuramente cercherò di dedicare più tempo ai miei figli».

Come immagina il Movimento 5 Stelle nel 2023? Lei ha scritto: «Abbiamo lottato da soli». Continuerete così?

«Lo vedo più unito, chi è rimasto condivide metodo e battaglie. Una forza politica unita diventa anche affidabile per i cittadini che rappresenta».

Lei è della provincia di Cuneo. Alle Comunali del 12 giugno il Movimento non ha ottenuto buoni risultati neppure nella sua terra. E adesso?

«Le persone che hanno creato e sostenuto i 5 Stelle in questi anni ci sono ancora, ci sono belle realtà di gruppi locali e associazioni provinciali che non risentono degli smottamenti nazionali. Sono persone che continuano a vedersi, confrontarsi e spronarsi. Vedremo come avverranno queste elezioni lampo, forse non avremo tempo di confronti serrati e riunioni come avremmo voluto, ma sono certa riusciremo a fare le liste e la campagna elettorale. Il mio aiuto non mancherà».

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