La lega dei diritti che aspettiamo al varco del Parlamento

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So che in politica il tempismo della dichiarazione vale più della sostanza di ciò che si dice ma ci sono volte in cui il silenzio non rappresenta l’assenza di opinioni o la paura di esprimerle, è solo bisogno di riordinare le emozioni senza farsi travolgere dalle stesse.

Giocare al chi si esprime prima è più pro diritti delle donne e chi lo fa dopo è meno donna dura e pura, meno femminista, meno garantista non fa per me. O chi corre a cogliere la palla per rilanciare il concetto di garantismo contro le sentenze già scritte lasciando sullo sfondo l’amara sensazione in chi ascolta che la magistratura non sia del tutto terza.

Un cinema che non alza certamente il livello del dibattito su una vicenda sulla quale regna una confusione di piani politici e personali notevole.

Credo sia davvero meschino entrare nel merito di una questione che riguarda privati cittadini, che non conosciamo e su cui sta lavorando la magistratura. Meschino paragonarla a situazioni per nulla simili, analoghe o vagamente paragonabili. Meschino rendere spettacolo una vicenda che evidentemente fa soffrire le molte famiglie coinvolte.

Non c’è dubbio sul fatto che ogni persona si debba sentire libera di denunciare dopo 1 giorno, 1 mese, 1 anno se ritiene di aver subito una qualsiasi forma di violenza.
Ciò che lo rende indubbio non sono post facebook o dichiarazioni rilasciate a tutto volume ma la legge italiana. Una legge che porta la firma del nostro Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e che il Movimento 5 stelle ha contribuito ad approvare.

La legge che ha reso realtà la speranza di estendere il tempo per la denuncia di violenza subita da 6 mesi a 1 anno, è stata proprio una legge portata in consiglio dei ministri dal Movimento 5 stelle e approvato grazie al MoVimento 5 stelle. I fatti valgono più di tante parole.

Non mi esprimo (anche se dubito che in merito verrò sollecitata dagli amici della Lega – Salvini Premier) sull’opportunità di assumere la difesa della presunta vittima da parte di una Senatrice di spicco come la Bongiorno, avvocato di Matteo Salvini, che a sua volta, spero involontariamente, ha dato colore politico a un caso che non ne aveva la connotazione.

Paradossalmente le persone coinvolte sono finite sullo sfondo di una guerra politico mediatica più grande di loro e che ha del miserabile. Una guerra che oggi vede ancora strumentalizzazioni per coprire lo strappo surreale dato dalla Lega al Governo ieri in consiglio dei ministri sull’ultimo decreto covid.

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