Verso un nuovo dibattito

Author picture

Fabiana Dadone

Verso un nuovo dibattito

di ANDREA MEZZANOTTE

Speciale 2023

ABBIAMO PARLATO DI GIANNI AGNELLI INSIEME A CHI L’HA VISSUTO, INTERVISTATO, AMMIRATO DA LONTANO, E ADESSO LO FACCIAMO CON FABIANA DADONE, CUNEESE, LAUREATA IN GIURISPRUDENZA ALL’UNIVERSITÀ DI TORINO, ELETTA PARLAMENTARE A SOLI 29 ANNI, UNA DELLE PIÙ GIOVANI DI SEMPRE. È STATA MINISTRA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (DAL 2019 AL 2021) NEL GOVERNO CONTE E POI MINISTRA PER LE POLITICHE GIOVANILI NEL GOVERNO DRAGHI (DAL 2021 AL 2022). LA SUA ATTENZIONE PER IL LAVORO, E SOPRATTUTTO PER IL LAVORO DEI GIOVANI, È CENTRALE NELLA NOSTRA CONVERSAZIONE ANCHE IN RELAZIONE A COME QUESTO È CAMBIATO E CAMBIERÀ

Cominciamo però dall’inizio: la prima cosa che le viene in mente parlando di Gianni Agnelli oggi?

Fabiana Dadone con il Presidente del Consiglio Draghi

«È una figura estremamente attuale, le sue interviste sono di spunto per molti giovani che, come me, non l’hanno conosciuto direttamente: il modo in cui trattava il tema del lavoro, un bel modo di parlarne, era qualcosa di diverso rispetto a come spesso oggi se ne parla. Trasmetteva una concezione del lavoro e del lavoratore estremamente nobile e piena di valore, a prescindere dagli aspetti prettamente economici, una visione per certi versi simile ai grandi leader della politica e dell’economia odierni. Coniugando l’innovazione in termini imprenditoriali con la necessità di valorizzare il lavoratore e facendolo restare sempre al centro di ogni ragionamento. Un’idea, perlomeno questa è l’impressione che mi sono fatta, che mette l’impresa al centro del mondo del lavoro con il lavoratore protagonista concreto e fattivo di questo stesso mondo. Se ci pensiamo bene è un modo di trattare il lavoro molto contemporaneo perché legato al concetto di sostenibilità che ruota intorno alla persona stessa. Al contrario oggi quando si parla di lavoro i temi trattati si riducono troppo spesso “solo” alla paga, al numero di ore, al tipo di contratto; tutti argomenti sacrosanti, certamente, ma riduttivi rispetto a un dibattito che dovrebbe essere più ampio e che dovrebbe comprendere anche la “qualità” del lavoro e dei luoghi di lavoro, la qualità della vita dentro e oltre il lavoro. Tutto questo, e forse Agnelli lo aveva capito, ribalta i singoli temi, tutti legittimi, in una visione integrata dei tempi di vita trascorsi nel lavoro e fuori da esso».I paragoni passato-presente non sono mai facili, e a volte rischiano pure di essere impietosi, in politica succede spesso

Quindi un modo di pensare che possiamo definire contemporaneo?

«Per certi versi direi anche qualcosa in più, quasi precursore di macro dinamiche. Il dibattito istituzionale politico sul mondo del lavoro oggi segue un canovaccio datato, il mondo reale è molto più avanti, i giovani non si sentono rappresentati dai frame politici, l’approccio alle tematiche è mutato in una fluidità dai risvolti incomprensibili per molti leader morali del Paese. L’Avvocato già affrontava il tema dell’introduzione di macchine non come rimpiazzi delle persone ma come strumenti per migliorarne il lavoro; trattava l’innovazione per migliorare l’approccio ai processi industriali senza che questi sostituissero la fondamentale umanità che li regola. Una dialettica molto contemporanea che mi piacerebbe vedere anche nei leader del 2023. Oggi invece la scena politica la prendono i voucher o il diritto a una paga dignitosa. È svilente perché sembra un Paese senza ambizione quello che riduce il successo imprenditoriale allo sfruttamento del prossimo. E senza ambizione i nostri imprenditori non potranno resistere a lungo sul mercato».

Ecco, invece lei dice che l’impressione è che queste idee siano attualmente merce un po’ rara… Azzardiamo: chi sarebbe oggi Gianni Agnelli?

Fabiana Dadone a Roma

«Probabilmente oggi sarebbe un industriale che investe sulla socialità del lavoro, sul valore delle idee e sulla potenzialità di un dibattito ampio che va costantemente alimentato per rendere le scommesse sull’innovazione e sulle nuove energie una scienza e non un azzardo. In parte questa è una mia speranza perché noto, come dicevamo, una preoccupante assenza di figure ispiratrici contemporanee. Nell’Avvocato vedo una serie di caratteristiche positive che non mi dispiacerebbe rivedere oggi nelle figure che dovrebbero concretamente prendersi cura del paese, ma ho paura che i temi da lui trattati oggi non troverebbero il giusto spazio. Da ministro ho portato molte figure imprenditoriali importanti su Twitch, abbiamo parlato ai giovani di lavoro, ci siamo confrontati con loro. L’Italia ha molti Gianni Agnelli, dobbiamo sperare che trovino la giusta connessione con la politica e l’economia perché abbiamo bisogno di loro per voltare lo sguardo e tornare a sognare».

E se fosse, come peraltro è stato, in politica, come potremmo dipingerlo?

Fabiana Dadone ministro Pubblica Amministrazione

«I paragoni passato-presente non sono mai facili, e a volte rischiano pure di essere impietosi, in politica succede spesso. Oggi la politica, purtroppo, non genera passione, fatica ad accendere il coinvolgimento specie nei più giovani, a maggior ragione quando si trattano temi realmente importanti. C’è tanta distanza (ovviamente larga colpa è della politica stessa), e questa mancanza di fiducia e interazione reciproca fa male a tutte le parti. Una figura come Gianni Agnelli aveva la capacità, pur considerando tutta la “differenza” del caso, di saper essere, quando necessario, vicino alla gente».

Ed è una predisposizione che si può insegnare?

«Sicuramente in parte sì, ma deve anche essere presente nel DNA. Ci si nasce. Lui per esempio aveva la sua ironia, le battute fulminanti, le freddure spesso dissacranti, brevi, come fossero un buon tweet di oggi. Era, pur nella sua eleganza e nella sua educazione, lontano dal politically correct che troppe volte ormai ci ingabbia».

I famosi brevi scambi, spesso con la stampa, rimasti iconici. Secondo lei perché?

«Perché non cercava la risposa giusta, non abdicava alla necessità di cedere al consenso dei più. Diceva semplicemente quello che voleva dire. Un atteggiamento sintomo di idee vere e di una certa sicurezza».

(fonte Torino Magazine)

Ti piace questo articolo?

Condividilo su Facebook
Condividilo su Twitter

Lascia un commento