Oggi 25 aprile festeggiamo il settantesimo anniversario della liberazione.
Oggi, più che mai, è la giornata adatta per riflettere su ciò che siamo e su ciò che abbiamo. Abbiamo ancora una repubblica fondata sul lavoro? Abbiamo ancora una repubblica parlamentare? Siamo ancora uno stato solidale e di diritto? C’è ancora un’ombra di giustizia sociale?
L’attuale classe politica sta smantellando ogni diritto, soprattutto in ambito lavorativo. Sta continuando (come i predecessori che avrebbe dovuto rottamare) ad arricchirsi sulle spalle di una cittadinanza sempre più impoverita ed esausta, sta attuando il noto principio del “dividi e domina” aprendo il campo a una lotta tra poveri sempre più svilente.
Siamo ancora liberi, è vero, ma (come diceva Pertini) la libertà senza giustizia sociale è solo libertà di morire di fame. Nulla di più vero, nulla di più attuale!
Il parlamento è divenuto semplice passacarte e ratificatore delle imposizioni del Governo e la nuova legge elettorale accentuerà maggiormente questa stortura, snaturando totalmente la forma di stato e di governo che i padri costituenti concepirono come eredità per il nostro paese che era appena uscito dalla dittatura.
In televisione i politici si attaccano in maniera vergognasa e comunicano messaggi gravissimi con una tranquillità inaudita (“basta parlare, ora bisogna decidere”, “affondiamo i barconi”, “lo sciopero è un ricatto”).
Il risultato?
Sotto gli occhi di tutti.
Abbiamo perso il senso di Stato, di bene comune e di interesse pubblico.
Questa giornata alla memoria diventi anche una giornata di grande riflessione affinché si ricordino gli errori del passato con gli occhi puntati al futuro.