Genova oggi rinasce con il nuovo Ponte San Giorgio

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Oggi inauguriamo il nuovo ponte di Genova dopo appena 15 mesi di lavoro, un tempo record per la realizzazione di un’opera pubblica di quelle dimensioni.

Abbiamo fatto pagare il viadotto a chi doveva pagarlo, senza però fargli toccare una sola pietra. Il ‘decreto Genova’ stabilì che chi l’aveva fatto crollare non poteva ricostruirlo: fu una decisione senza precedenti che smentiva i contenuti di una convenzione scritta contro gli interessi dei cittadini. La Corte costituzionale ha riconosciuto la fondatezza di quel decreto contro i potenti attacchi del concessionario privato e contro le sopracciglia alzate di certa stampa telecomandata. La spinta morale di Danilo Toninelli e del MoVimento 5 Stelle al Governo sono stati legittimati in modo pieno.

Resta il dolore amaro per le 43 vittime evitabili, acuito dalla consapevolezza che lo Stato ha arretrato troppo negli scorsi decenni, lasciando spazio a famelici potentati privati che si sono arricchiti alle spalle della collettività, con la complicità di una politica succube o consenziente.

Aspettiamo rapidamente giustizia per loro. A noi tocca intanto cambiare l’andazzo determinato dai nostri predecessori. E lo facciamo ponendo di nuovo al centro l’interesse generale, ricucendo il Paese, rimettendolo in piedi su pilastri più solidi, proprio come accaduto con quel ponte sul Polcevera.

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