Il mio servizio civile? Sarà universale e punterà su digitalizzazione e transizione ecologica

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La mia intervista su Vita.it, di Lorenzo Maria Alvaro

Lei è in carica dal 13 febbraio scorso. Una delle prima cose che ha detto è stata che il primo passo della sua azione sarà, oltre al potenziamento del servizio civile universale, l’introduzione il servizio civile digitale. Di cosa si tratta?

La transizione digitale del Paese è presupposto fondamentale per guardare alle sfide non solo del futuro, ma anche del presente. In questo senso i giovani, che sono nativi digitali, possono fare molto mettendosi al servizio di chi ha più difficoltà. Il protocollo d’intesa per il Servizio civile digitale, firmato dai ministri Spadafora e Pisano, è un buon punto di partenza: i giovani volontari del servizio civile saranno formati per operare sul territorio, nei quartieri, nelle comunità locali e negli spazi pubblici organizzati per accogliere e guidare coloro che hanno bisogno di supporto nell’utilizzo delle tecnologie. Avranno il compito di aiutare tutti i cittadini a prendere confidenza con le tecnologie, ad ottenere e utilizzare i nuovi servizi digitali della Pubblica amministrazione come il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) oppure l’app “Io” per accedere ai servizi pubblici da cellulare. Ma intendo puntare molto anche sullo sviluppo delle competenze degli stessi ragazzi coinvolti attraverso progetti innovativi di apprendimento, penso al coinvolgimento di scuole di programmazione e digital skills. Insomma i giovani in soccorso dei meno giovani per meglio utilizzare i tanti servizi della PA e non solo che abbiamo implementato con il governo Conte II.

Perché tra le priorità, quando parla della situazione dei giovani italiani mette il Servizio civile?

Il Servizio civile è una grande opportunità formativa, esperienziale e motivante per i ragazzi, ma non deve essere inteso come un sostituto dei rapporti contrattuali di lavoro. Rappresenta un’opportunità di crescita individuale, di socialità e confronto, di partecipazione alla società civile. In sintesi è un’occasione formativa di alto valore civico. Intendo valutare l’apertura del servizio civile universale a nuovi settori di intervento e nuovi ambiti, utilizzato come volano e integrazione per i giovani nel tessuto lavorativo e imprenditoriale del Paese. Nella mia visione, deve essere indirizzato a fornire e certificare competenze, a sviluppare abilità, ad aiutare i giovani nell’orientamento, nella formazione e nel self employment. Un sostegno, dunque, nella scelta del loro futuro, professionale e di vita. Un giovane che si mette in gioco è già a metà dell’opera e non sarà propendo a divenire il cosiddetto NEET di domani.

Ha in mente progetti ed esperienze di servizio civile che l’hanno particolarmente colpita e che secondo lei incarnano le potenzialità di questo istituto?

Questo istituto ha delle potenzialità enormi in termini sociali, educativi ed economici. Mi ha colpita la risposta dei volontari durante questa emergenza, hanno dimostrato grande resilienza sapendo adattarsi alle contingenze con flessibilità e non si sono tirati indietro pur in un periodo difficilissimo. Credo inoltre che il servizio civile possa essere uno strumento cruciale per favorire la transizione ecologica del Paese perché i giovani non sono solo nativi digitali ma hanno una sensibilità molto più forte ai problemi ambientali. Attraverso un servizio civile per la transizione ecologica tanti giovani potranno impegnarsi nella salvaguardia ambientale, nell’adozione e diffusione di buone pratiche ecologiche e nella cura dei nostri beni ambientali e paesaggistici. I giovani sono coloro che vivranno il Paese del futuro, sono sicura che saranno in tanti a volersi mettere in gioco per migliorarlo.

Per potenziamento del servizio civile universale cosa intende? Perché la riforma del servizio civile del 2017 (collegata alla riforma del Terzo settore) evoca il principio dell’universalità del diritto civile. Ovvero: chiunque lo desideri deve poterlo svolgere. Quando arriveremo ad una vera universalità?

Quando riusciremo ad esaudire integralmente le domande di partecipazione dei giovani con fondi e progettualità adeguate. Detto questo, sono convinta che il servizio civile vada incoraggiato, proprio a fronte dei suoi risultati e dell’interesse che suscita nei giovani e l’obiettivo è quello di riuscire a garantire la partecipazione di tutti i giovani che facciano domanda e, in particolare, il mio intento è quello di agganciare chi abbandona il percorso scolastico e non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro. Penso in modo particolare al coinvolgimento dei ragazzi più fragili: i cosiddetti NEET e chi ha minori opportunità dovute a fattori socio-economici o territoriali. Chi ha abbandonato il percorso scolastico e che non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro può vedere nel servizio civile un’opportunità sia di mettersi al servizio della comunità ma anche di sviluppare competenze utili al mercato del lavoro. L’estensione del servizio civile a nuovi settori e nuovi ambiti, allineandoli agli interessi e alle esigenze dei giovani, allargherà e attrarrà ulteriormente la partecipazione.

A tal proposito Vita nei mesi scorsi ha promosso l’appello “Al servizio civile non si può dire di no” sottoscritto da 132 personalità. Se la sente di assumersi l’impegno di arrivare ad una vera universalità?

L’obiettivo è quello. Ma l’universalità non dev’essere intesa soltanto come accesso, il suo futuro deve puntare anche all’universalità dei luoghi e degli ambiti in cui è svolto e trova compimento. In questo sono sicura di trovare sostegno nei colleghi Ministri per la progettazione e l’offerta di nuove opportunità. I giovani sono cittadini europei e del mondo e ogni Paese deve rendersi appetibile per attrarre i migliori ragazzi. Il servizio civile può divenire elemento attrattivo per l’Italia e contribuire a quel cambio di passo (in particolare su ambiente e digitale) di cui abbiamo bisogno per superare questo lungo periodo di difficoltà.

Nei prossimi due anni il contingente finanziato è di poco superiore a 50mila giovani. Le richieste nell’ultimo bando sono state 125mila. Pensa riuscirà a reperire i fondi necessari per far partire tutti questi giovani?

Mi impegnerò al massimo per ottenerlo. Nel discorso del suo insediamento il Presidente Draghi ha sottolineato il ruolo fondamentale dei giovani e della loro centralità nello sviluppo del sistema Italia. È la prima volta che lo sguardo sui giovani viene posto in questi termini: non sui giovani come problema, ma sui problemi dei giovani. La lungimiranza, a mio avviso, dovrebbe essere la caratteristica principale di una compagine governativa e in tal senso la definizione e la implementazione di politiche giovanili ne rappresentano la testa di ponte più avanzata, perché i giovani sono la lungimiranza personificata. Ricordo che lo strumento finanziario europeo si chiama Next Generation e non è un caso. Un modo per reperire questi fondi è collegare il servizio civile ai progetti in essere degli altri ministeri, un esempio su tutti quello che coordina le politiche ambientali.

Che ruolo avranno e quanti sono i fondi a questo riguardo del PNRR?

Nel PNRR sono previsti per il potenziamento del servizio civile 250 milioni di euro ulteriori rispetto ai 400 già in essere per un totale di 650. Queste risorse, alle quali si aggiungono i 150 milioni di fondi SIE e PON, sono la base per potenziare questo strumento di formazione e integrazione dei giovani nel tessuto economico del Paese. Il ruolo di questi fondi ha due direttrici chiare e corrispondono con le esigenze impellenti delle società moderne e sono digitalizzazione e transizione ecologica.

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