Tra le terre confiscate alla Mafia

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Questo fine settimana l’ho trascorso in Campania (sacrificando la Campagna Elettorale) ed ho avuto modo di vedere un lato di questa terra (quello meno noto purtroppo) che ha saputo rialzarsi e creare progetti meravigliosi, grazie alla forza d’animo di persone sconosciute ai più ma delle quali dovremmo parlare sempre.

Prima tappa è l’incontro con le ideatrici del progetto “Made in Castelvolturno”.

Ho visitato la sede di questa cooperativa sociale che opera su un bene confiscato, in un contesto decisamente poco favorevole. In quella sartoria ho visto non solo il punto di ripartenza per le ragazze vittime di tratta -che lì lavorano- ma anche un modo molto creativo per esprimersi in favore dell’integrazione sociale in un comune con una concentrazione di immigrati fuori da ogni media.

Ho conosciuto due imprenditori che hanno rifiutato di piegarsi alle richieste della mafia locale, hanno denunciato e hanno trovato aiuto nello Stato. Una scelta “facile” da comprendere dopo aver visto la loro azienda … non ci si può far portare via tutto dopo tanti sacrifici da persone tanto piccole. Il loro coraggio è d’esempio per tutti gli Imprenditori strozzati dalla malavita e la loro storia deve essere un faro di speranza poiché mostra la pochezza di queste organizzazioni criminali.
Ci siamo poi spostati su altre terre confiscate alla Mafia e ridate in mano a persone oneste che in 11 ettari di libertà coltivano -a fini riabilitativi- con persone affette da problemi psichiatrici, persone tagliate del tutto fuori dalla società ben pensante fino a poco prima. Non solo il “malato” non è più tale ma addirittura è divenuto contribuente, lavoratore, e pagatore di tasse.

Fanno addirittura corsi di canoa. Sono riusciti a fare ciò che lo Stato non è riuscito a fare per loro!

Ecco l’Italia di cui dimentichiamo di appartenere, ecco quello che le Tv non raccontano mai abbastanza. Ecco perché sono fiera di essere Italiana!

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